Il percorso del loto
CHAKRA E CORPI SOTTILI
Il libro incarna una mappa del nostro mondo interiore e delle dinamiche che in assenza di consapevolezza subiamo quotidianamente.
Lo scopo è quello di conoscerci, partire da dove siamo per incamminarci verso la pura essenza che gli innumerevoli meccanismi ci impediscono di vedere.
Ciò che faremo in questo libro è seminare della consapevolezza che dovrà poi essere coltivata nel quotidiano per poter cambiare concretamente la nostra vita.
PAGINE TOTALI
MEDITAZIONI AUDIO
SCONTO APPLICATO
Ambra guerrucci
facilitatrice in dinamiche inconsce
Chiaroveggente, nata con la capacità di vedere le energie; è specializzata nel campo delle dinamiche istintive, emozionali, relazionali ed energetiche.
Ricercatrice nel campo della spiritualità e dello sviluppo del potenziale umano, ha portato avanti un particolare lavoro basato su tecniche di auto-esplorazione e meditazione che mirano a portare maggior consapevolezza in ogni aspetto e momento della nostra vita, in modo da trarne benefici per l’equilibrio psicofisico.
IL PERCORSO DEL LOTO
RECENSIONI
Perché leggerlo?
Scopri le motivazioni
Senti che alla tua vita manca qualcosa?
Questo libro offre gli strumenti per esplorare te stessa, riconoscendo i fenomeni che accadono attorno e dentro te e gli squilibri sottili in cui sono inseriti.
Ci sono situazioni dolorose che si ripetono?
Il testo del libro ti accompagna a conoscerti, prendendoti così come sei e cambiando gli occhi con i quali guardi le cose sospendono giudizi e pregiudizi.
Vuoi conoscere realmente i corpi sottili?
Il libro svela tutte le particolarità dei Chakra e Corpi Sottili, proprietà e qualità mai descritti in altri libri. Conseguenza di esperienze dirette maturate in anni di sessioni individuali.
Cosa imparerai?
CON PAZIENZA E MOTIVAZIONE
Riuscirai a sperimentare l'inconscio, la coscienza e la super coscienza
Scoprirai cosa sono i Chakra, come sono interconnessi fra loro e come armonizzarli
Prenderai coscienza dei tuoi squilibri emotivi e blocchi energetici
Imparerai a respirare, a rilassarti e connettere corpo e mente
Comprenderai perché il corpo si ammala e come sanarlo
Gestirai le tue emozioni e l'autostima in modo diverso
Imparerai a stare con ciò che c'è in questo preciso istante
Trascenderai il karma personale e familiare
Capirai quali sono le meditazioni da praticare per il tuo equilibrio psico-fisico
Sperimenterai l'energia dentro ed intorno a te
TUTTI I CAPITOLI
600 PAGINE DI CONOSCENZA
Visualizza tutti i capitoli del libro. In totale sono 600 pagine e 180 capitoli.
La prefazione del libro è stata scritta dall’Arcivescovo Ortodosso Silvano Livi, classe 1947. Laureato in lettere e filosofia e successivamente specializzato in psicoterapia analitica e teologia applicata.
La redazione è stata curata da Simone Ciriello (www.simoneciriello.it)
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Rivolto a tutte le persone che in questo momento sentono la necessità di scoprire loro stesse, che invece di lamentarsi vogliono vedere veramente le radici di certi accadimenti ciclici, vuoti interiori, bisogni inappagati, senso di insoddisfazione, di colpa e dinamiche relazionali. Tutt’altro che teorico questo percorso accompagna a vedere ciò che è così com’è, inclusi nodi profondi e dolori sepolti dietro ai nostri meccanismi di protezione e compensazione.
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LIBRO E SESSIONI INDIVIDUALI
Illusione e verità
La verità è qualcosa di oggettivo, indipendente dalle interpretazioni soggettive.
Società meccanica e schiavitù dell’inconscio
La società nella quale viviamo non è a misura d’uomo, le istituzioni lavorano per mantenerci nel sonno.
La via verso la libertà
La via da intraprendere è quella di vivere il presente centrati e consapevoli, non voltandosi in direzione del passato.
Universo frattale, micro e macrocosmo
Le vibrazioni nel macro e nel microcosmo sono le stesse, il nostro essere è composto dagli stessi elementi.
Inconscio
I corpi sottili nella fascia vibrazionale dell’inconscio sono tre ed ognuno è connesso con un Chakra o centro energetico.
Coscienza
La coscienza, che rappresenta il punto d’equilibrio centrale che purifica l’inconscio sublimandolo in un insieme armonico.
Supercoscienza
Vibrazioni talmente sottili ed estremamente elevate da essere qualcosa di incomprensibili per la mente umana.
Elementi dell’anatomia sottile
Ogni cosa che viviamo, sentiamo, percepiamo o parte del programma genetico, esiste in realtà nell’enorme circuito dell’anatomia sottile in forma di traccia.
Chakra
Il sistema dei Chakra è un circuito perfetto, creato per garantire il pieno utilizzo dell’anatomia sottile e del suo potenziale.
Kundalini
Il risveglio di Kuṇḍalinī è il modo in cui le tradizioni tantriche ricercano l’unione con il divino, quindi la libertà dalla ruota del Karma.
Corpi sottili
Attorno al nostro corpo ci sono molte energie e campi, alcuni osservabili attraverso apparecchiature molto sensibili e camere multispettrali.
Nadi
Le Nadi sono canali energetici, incarnano le metafisiche vene attraverso cui scorre il Prana, l’energia vitale alla base della nostra esistenza.
Prana, apana, samana, udana, vyana
Scopriamo questa serie di funzioni.
Energia schiava della forma
Noi siamo energia, energia vitale che impiega l’involucro di un corpo fisico per uscire dalla schiavitù dell’inconscio e ricongiungersi alla super coscienza: il Padre della realtà.
Muladhara – Primo Chakra
Situato alla base della colonna vertebrale, nella cavità del bacino, precisamente nella zona tra l’osso pubico ed il coccige.
Tracce e blocchi energetici
I blocchi energetici insiti o connessi al primo Chakra, sia quelli veramente tali che le tracce del programma biologico, disperdono la quasi totalità delle energie umane.
Gli istinti ed il programma genetico
Possono essere racchiusi in quattro tipologie, ognuna delle quali connessa ad uno specifico foglietto embrionale: nutrimento (Endoderma), protezione (Mesoderma antico), struttura (Mesoderma recente) e vita in relazione (Ectoderma).
Interconnessione dei Chakra
I centri energetici sono tra loro interconnessi, sia a livello metafisico che di esperienza umana.
Reazione istintiva e percezione biologica
Più faremo esperienza dei Chakra e dei loro blocchi energetici, più ci renderemo conto di quanto siano connesse le dinamiche e le distorsioni.
Sintomi dello squilibrio energetico
I sintomi dello squilibrio del primo Chakra non si limitano ai soli disturbi fisici, bensì c’è una vasta gamma di sensazioni che molti percepiscono e reprimono, senza aver consapevolezza delle reali cause.
Vivere o sopravvivere?
A questo punto ci troviamo di fronte ad una scelta: possiamo continuare ad accontentarci della sopravvivenza oppure iniziare a vivere, vivere davvero.
Blocchi energetici all’energia sessuale
Chi si reprime lo fa perché, consciamente o meno, lo ritiene giusto ed allo stesso modo, chi cede ai suoi impulsi in modo incontrollato è perché si identifica con essi e crede sia giusto quel tipo di comportamento.
Il corpo ed il suo percepito
Nonostante più di sette miliardi di persone sappiano di avere un corpo fisico con il quale sperimentano il mondo, pochissime lo utilizzano consapevolmente e godendo a pieno del suo potenziale.
Tu esisti anche se non ne sei cosciente
Pensiamo di essere padroni di noi stessi: ma allora siamo noi a decidere di soffrire?
Genitori ed antenati, le nostre radici
Il nostro percepito attuale attinge ai dati raccolti dal nostro inconscio personale, così come al bacino degli antenati.
Imprinting di gravidanza e nascita
Qualunque emozione, trauma, shock e conflitto abbia vissuto è arrivato anche a noi, sia attraverso il sangue e le sostanze trasportate da esso, sia per mezzo dell’energia.
Connessione fra mente e corpo fisico
Corpo fisico, mente ed emozioni non sono separati tra loro, il corpo fisico, il corpo mentale ed il corpo emotivo, così come tutte le altre frequenze, non sono che conformazioni diverse di quella che è la stessa energia.
Non siamo padroni del nostro corpo
Diamo per scontato di essere padroni del nostro corpo fisico, di conoscerlo, mentre in realtà siamo del tutto insensibili ai suoi messaggi ed il suo funzionamento è affidato ai meccanismi inconsci.
Il respiro, vita o sopravvivenza?
Insicurezza, timore per il futuro, sradicamento, tristezza e tutti gli altri stati che proviamo di frequente hanno modellato il nostro respiro.
Niente è come appare, tutto è energia
Ci muoviamo nel mondo dando per scontato che la visione che abbiamo della realtà sia oggettiva, assolutamente inopinabile, mentre invece niente esiste per come lo percepiamo.
Nozioni di fisica quantistica
Il 95% della realtà risulta insondabile con le attuali strumentazioni, comprendi cosa significa?
La coscienza come intelligenza di ogni cellula
Dentro ogni nostra cellula c’è quindi un intelligenza intrinseca, che non si limita ad una memoria codificata che ordina in modo sterile e freddo l’intera esistenza, bensì c’è qualcosa di molto più grande che può risvegliarsi ed iniziare a guidare direttamente.
Programmi biologici speciali, le malattie
Le “malattie” sono solo dei programmi speciali che l’organismo adotta per sopravvivere là dove le funzioni istintive fondamentali non sono soddisfatte, ognuno di questi programmi ha un suo senso, atto a favorire la sopravvivenza e non a minacciarla come ci viene insegnato.
Il dolore fisico
Giudichiamo il dolore senza nemmeno sapere che si tratta di un’informazione che passa attraverso il sistema nervoso, per essere poi captata e tradotta dal cervello nella sensazione che reputiamo sgradevole.
Svadhisthana – Secondo Chakra
Il secondo centro energetico, si chiama Svadhisthana Chakra è situato al centro del bacino, nella zona corrispondente nel piano fisico al plesso sacrale, sebbene localizzato in realtà su un altro piano: quello eterico.
Squilibrio emotivo
Reprimere significa letteralmente premere dietro ed è quanto avviene dentro gli individui ogni volta che il flusso vitale impatta contro un blocco energetico.
Non sentirsi liberi di gioire
Molte persone hanno dentro loro stesse qualcosa che le porta a non godersi la gioia.
Attaccamento e sofferenza
Con il termine attaccamento si intende l’inclinazione a voler trattenere qualcosa, che si tratti di una persona, un oggetto, un’idea, uno stile di vita, un ricordo o un’emozione.
Sintomi e manifestazioni fisiche
Quando viviamo gli eventi emotivamente, anche il corpo fisico offre una lettura e spesso, quando reprimiamo le emozioni, scattano programmi ben precisi.
Desiderio ed aspettativa
Essere abituati a cercare all’esterno è la fonte del desiderio, il limite è che fino a quando siamo inclini a desiderare portiamo con noi tale informazione che conforma la materia al desiderare e quindi alla mancanza.
Traumi e violenze emozionali
Il trauma nasce quando degli stimoli esterni, captati dei sensi, vanno a colpire delle tracce preesistenti oppure a negare la fisiologia dell’energia quali mancato nutrimento.
Emozioni condizionate ed incondizionate
Che siano “positive” o “negative”, le emozioni a cui siamo abituati sono quelle dipendenti dalle tracce.
Anatomia del corpo emotivo
Il corpo emotivo è il primo corpo sottile dopo il corpo fisico, ossia quello a frequenze appena superiori.
I naturali cicli di respiro
Come il respiro del corpo fisico comprende inspirazione ed espirazione, allo stesso modo soprannomineremo le due fasi in cui si trovano coinvolti i corpi inconsci: la prima (la fase di inspirazione) indicherà l’assorbimento di energia e la seconda (la fase di espirazione) il rilascio.
Il corpo emotivo nella coppia
Avere delle distorsioni nei cicli di respiro porta inevitabilmente a problematiche vissute nei rapporti sociali, specialmente nella coppia.
Dinamica della compensazione
La legge della compensazione non ha valenza solamente all’interno della coppia, bensì anche nella vita di tutti i giorni tendiamo alla compensazione delle nostre ferite e distorsioni.
Infanzia ed origini delle distorsioni
Tutte le distorsioni di cui abbiamo parlato affondano le radici nella nostra infanzia, se non addirittura nel vissuto intrauterino e nella prima relazione, quella con un eventuale gemello scomparso.
Buchi energetici
Le distorsioni del modello di respiro non sono le uniche cose ad interferire con il naturale funzionamento del corpo emotivo, bensì esiste un altro fenomeno poco conosciuto: i buchi energetici.
Le radici dell’attaccamento
L’attaccamento, di cui tanto si parla in ambito di spiritualità, è una sorta di legame che si instaura con persone o cose di cui si è convinti di non poter fare a meno, questa condizione, spesso scambiata per un sintomo di affetto.
Ricerca inconscia di guarigione
Nonostante tutte le ferite emozionali, riusciamo a sopravvivere, sperimentando persino dei momenti di equilibrio e ciò avviene grazie alla tendenza inconscia all’equilibrio.
L’illusione condiziona le emozioni
Quello che vediamo, sentiamo attraverso l’udito e gli altri sensi è la decodificazione di impulsi, scosse elettriche a cui viene attribuita una forma, una classificazione ed una serie di giudizi in base ai dati raccolti in passato.
Manipura – Terzo Chakra
L’importanza del terzo Chakra è veramente grande nella nostra società, perché attualmente è il centro energetico prevalente in molte persone, le quali sono incastrate nei loro limiti.
Subconscio, l’illusione della scelta
L’ Io/l’Ego, è la parte di tracce e schemi con i quali siamo identificati, che creano quindi il senso di identità, si tratta della volontà condizionata dai meccanismi, dai condizionamenti e dagli schemi con cui siamo identificati, presi per appartenere al branco o in funzione dell’interazione con gli altri.
Senso di separazione ed identificazione
Per identificazione si intende tutte quelle cose che sentiamo appartenerci intimamente, quali i ruoli, le caratteristiche e tratti della personalità che costituiscono l’idea che abbiamo di noi stessi, quel senso dell’io individuale che prende una forma definita nel periodo della pubertà.
Autostima, affermazione di sé ed insicurezza
Tutti i blocchi energetici possono essere racchiusi nella parola insicurezza e danno vita alla ricerca di stima e potere all’esterno di noi.
Idealismi
Gli idealismi sono le idee di come dovremmo essere, nate dall’educazione, dalle condizioni per appartenere alla famiglia e dalle aspettative degli altri assunte per mantenere i legami.
Giudizio positivo o negativo
Anche i condizionamenti giocano un ruolo importante: sin da piccoli ci insegnano cosa è giusto e sbagliato, cosa è buono e cosa cattivo.
Anatomia del corpo mentale
Il corpo mentale è un grande campo magnetico che si trova attorno all’individuo. Esso compenetra il corpo emotivo ed emerge da esso, estendendosi fino a diversi metri oltre la fisicità.
Anatomia del corpo della personalità
È un campo al suo interno che racchiude tutte le memorie ed i modelli con cui siamo identificati, molte di queste memorie ed idee divengono aspetti della nostra personalità.
Fasi del ciclo naturale
Assorbimento ematico, prima, seconda, terza e quarta distorsione.
Divisione interiore, devi e non devi
Con le migliori intenzioni, i genitori, manipolano il corpo fisico del bambino: tentano inconsciamente di dare una forma diversa all’energia del suo corpo della personalità.
Il giudizio come sintomo della divisione interiore
Per negare i lati repressi e mantenerli nell’inconscio sei costretto a condannarli anche negli altri.
Proiezione
La proiezione avviene quando affiora nell’individuo una particolare convinzione, idea o sensazione, che distorce radicalmente la visione del mondo circostante.
Nutrimento da parte dei genitori
Da piccoli, ogni giudizio viene preso come un giudizio alla persona, anche se lo si esprime riguardo un’azione.
Il confronto e la ricerca di affermazioni all’esterno
Se basiamo la nostra autostima sulla bravura a svolgere una particolare attività, nel momento in cui incontreremo qualcuno più bravo soffriremo.
Sub-personalità
Le sub-personalità sono le maschere, frammenti della personalità, che non esiste come una cosa univoca ed integra.
Anahata – Quarto Chakra
Anāhata Chakra, anche chiamato “Chakra del cuore” o cuore spirituale, ha una collocazione leggermente diversa e una funzione indipendente dal cuore fisico.
Cuore spirituale, sede della coscienza neutrale
Anāhata è la sede della coscienza neutrale e per questo motivo, lavorando su di esso si sperimentano schemi, emozioni e distorsioni appartenenti agli altri centri che si trovano nella “fascia dell’inconscio”, che qui vengono compresi oltre la loro forma e sublimati.
Ampliare la prospettiva
Quando ci viene da giudicare qualcuno, da deriderlo o escluderlo in qualsiasi forma, come ritenendoti migliore, ricordati che ognuno ha le sue fedeltà e che sono esattamente uguali: è lo stesso meccanismo.
Perfetto equilibrio, non più oscillazioni
Fino a quando ci troviamo nel terzo Chakra abbiamo una prospettiva molto limitata, vediamo le cose in bianco o in nero, in bene o in male, senza vedere le relazioni tra queste cose o l’ordine che c’è in quello che accade.
Armonia maschile e femminile
Il quarto Chakra è il punto in cui gli opposti si riuniscono, riscoprendosi complementari: parti della stessa organicità, della stessa realtà, che le integra e sublima in un quadro più ampio.
Il blocco del rifiuto e dell’attaccamento
Rifiutare o reprimere significa relegare nell’inconscio, da dove attrarrà situazioni per le quali lo risperimenteremo fino all’accoglienza.
Riconoscere ciò che è e stare con ciò che c’è
Accettazione, non significa rassegnarsi con arrendevole dolore, ma piuttosto comprendere con tutta serenità che si tratta di una tappa di un percorso, si tratta di vedere le cose come stanno, né più e né meno, rilassandosi di fronte a ciò che accade e prendendolo così com’è.
La difficoltà di rimanere coscienti
La difficoltà principale è costituita dai pensieri che arrivano, sostengono quella storia soggettiva e li crediamo nostri, dando credito a quella prospettiva distorta.
Anatomia del corpo mentale neutrale
Il corpo mentale neutrale compenetra gli altri corpi sottili e li sublima in un tutt’uno, un insieme organico della coscienza.
Lo spazio oltre la dualità
Il corpo mentale neutrale è oltre la dualità, oltre il bene ed il male, oltre il giusto e lo sbagliato, il meglio ed il peggio, quindi al di là di ogni divisione.
Il blocco mentale schematico e collettivo
Ciò che ci impedisce di accedere al corpo mentale neutrale è il costrutto di schemi che rende tale il corpo mentale schematico, portandolo a scomporre la realtà in limitanti classificazioni e dividendo la personalità negli innumerevoli “Io”.
L’ostacolo della mente collettiva
La mente collettiva contiene le forme pensiero, è una sorta di grande scacchiere, nel quale l’intera umanità si muove.
Sistema familiare, ognuno ha il suo posto
Ognuno, alla nascita, ha il suo posto e non è opinabile, non è discutibile, è la vita ad avercelo offerto, la vita passa attraverso i nostri genitori ed è così che arriviamo sulla terra, come figli.
Kronos, il padre del sonno
La stessa mente collettiva è ciò che è ha assunto archetipicamente il nome di Kronos, il titano del tempo che mangiava i suoi figli.
Gli ordini e le forze perse di vista
Tutti i disordini nascono dal non vedere la realtà, accecati dalla “buona” coscienza, quindi al servizio delle eggregore che con le loro idee ci staccano da ciò che è.
Forme pensiero collettive e pregiudizi
Ogni eggregora collettiva influenzerà in modo diverso ciascun individuo: taluni accetteranno in modo incondizionato ogni forma pensiero, alcuni cercheranno di modificarle ed altri ancora le negheranno adottando idee opposte.
Libertà della mente collettiva
Poiché la mente collettiva entra dentro di noi prendendo la forma della nostra mente e facendo leva sui processi meccanici della personalità, è prima di tutto necessario prendere coscienza di essi e disidentificarci.
Karma e corpo mentale
Cos’è il Karma? Le tracce del passato che alimentiamo perché ci muoviamo automaticamente con esse, così continuano a manifestarsi, creando effetti che sperimentiamo come destino.
Karma personale e familiare
Perché nasciamo in una famiglia piuttosto che in un’altra? Perché le frequenze della famiglia in cui andremo a nascere sono complementari alle nostre, quindi la scegliamo sostanzialmente per risonanza.
Mente schematica e neutrale
Il corpo mentale superiore è il risultato dell’espansione della consapevolezza nei corpi inconsci e dell’espansione della loro prospettiva, in sintonia con la super coscienza, ossia con il motore immobile che muove tutto.
Mente collettiva e personalità
La mente collettiva è la forza che ci impedisce di conoscere il corpo mentale neutrale, in quanto ci inonda di basse frequenze ed il tentativo di risvegliarsi è come quello di scongelarsi all’interno di un freezer, fino a quando siamo fedeli alle sue divisioni rimarremo congelati.
Silenzio mentale
Alleniamoci alla consapevolezza, attraverso una tecnica per cambiare il nostro approccio alla vita ed iniziare a vedere le cose in maniera totalmente diversa.
Iperattività mentale e conversazioni interiori
L’iperattività mentale non è un fenomeno difficile da comprendere, soprattutto se si considera il livello di sollecitazioni a cui siamo continuamente sottoposti, specie negli ultimi decenni.
Mente neutrale ed intuizione
Metafisicamente si può dire che il pensiero concreto si fonda su informazioni cristallizzate nel nostro corpo mentale, mentre l’intuizione è la traduzione degli impulsi super coscienti in informazioni verbalizzate.
Strategie dell’inconscio
Abbiamo strategie per tutto: per farci accettare, per farci valutare di più dagli altri, per farci dare ragione dalle persone, ma raramente queste strategie risultano efficaci.
Vishuddha, Quinto Chakra
Vishuddha Chakra è situato nell’area del Plesso laringeo al centro della gola ad uno stato della materia differente rispetto a quello del piano fisico e visibile.
Quinto Chakra e destino
Molto spesso abbiamo solo paura dell’ignoto, non siamo pronti a rischiare a causa degli attaccamenti, delle ferite relative al passato o di origine Karmica.
Metafisica della parola, praticare la retta parola
Come avviene questa conformazione delle energie ai codici? Attraverso l’emissione di onde vibrazionali, ossia attraverso il suono.
Madre cosmica, percepire la super coscienza
In alcune correnti dello Shivaismo viene associata a śakti, la madre cosmica, in quanto le sue qualità sono femminili: è passiva, non ha una vibrazione sua, bensì le racchiude tutte potenzialmente, inoltre è la vita allo stato puro.
Espressione come spontaneità
Un’altra qualità tradizionalmente associata al quinto Chakra è l’espressione, proprio perché attraverso esso si esprime un’armonia cosmica inconcepibile per la mente.
Il blocco delle urla o dell’assenza di ascolto
Poiché il Viśhuddha Chakra è legato all’espressione, l’assenza di ascolto e le urla forti e frequenti possono costituire dei blocchi energetici.
Il blocco della menzogna e la verità su noi stessi
Sincerità e trasparenza sono qualità attribuite a questo centro energetico, infatti non è possibile essere spontanei e mentire al tempo stesso.
Le verità superficiali, essere pura energia
Esistono verità più profonde e verità più superficiali, così come diverse prospettive di vedere le stesse cose e che cambiano con le nuove esperienze.
Anatomia del copro animico
Il corpo animico si trova oltre i limiti della soggettività e dell’individualità, i suoi confini si perdono nell’universo: espandersi qui significa essere la vita in tutte le forme e stati di esperienza.
Vita e morte, movimento nell’anima oceanica
Fino a quando l’energia vitale non si sublimerà nell’anima suprema, non sperimenterà la sua fermezza, bensì vivrà il contatto con essa come un ciclo con due polarità.
Creatività superiore
L’energia creativa a cui abbiamo accesso a questa frequenza è la stessa che detta il colore ed il gusto della vita quotidiana.
Codice genetico animico
Metafisicamente l’anima gestisce, attraverso questi codici, i corpi sottili inferiori e quindi le caratteristiche ad essi associate, che le permettono di fare le esperienze mancanti per coprire la distanza che esiste tra tali forme ed ella stessa.
Abitudine, il limite creatività
La libertà di cambiare e fare delle scelte, senza ostacoli da parte di vecchi modelli energetici restrittivi, è l’essenza della creatività animica.
Le convinzioni come ostacolo
Le convinzioni profonde ci portano ad interpretare le cose in un certo modo, generano il punto di vista personale, il quale genera i pensieri e le percezioni, quella storia mentale con cui generalmente ci identifichiamo.
Spogliarsi delle convinzioni
La meditazione sulle convinzioni è un valido aiuto per tutte le persone che vogliono sperimentare la realtà al di là delle convinzioni.
Respons-abilità e potere
Fino a quando ti troverai nei meccanismi potrà sembrarti assurda l’idea che sei tu l’artefice del tuo destino, in quanto il tuo potere sembra del tutto limitato.
L’anima crea la nostra realtà
Siamo noi a creare la realtà, o più precisamente è l’anima a farlo; qualsiasi cosa facciamo, sentiamo, pensiamo ed ogni cosa che ci accade nella vita, è una creazione dei codici genetici animici.
Conosciuto ed ignoto
La percezione della vita è simile, come la descrivono in India, ad una ruota. Alla periferia si trova tutto ciò che è manifesto, conosciuto, e che muta continuamente, mentre al centro si trova solo un eterno presente, energia infinita.
Potenziale creativo e manifestazione
Il potenziale creativo è strettamente legato alla capacità di ogni individuo di consentire al flusso energetico il naturale ritmo di spostamento dal manifesto al non manifesto.
Comprensione profonda
Un aspetto di importanza capitale per l’evoluzione della coscienza umana è la comprensione, l’essenza dell’intelligenza.
Ajna, sesto Chakra
Come l’OM contiene ogni suono, allo stesso modo la frequenza del sesto Chakra è come l’argine del fiume della vita: forte, fermo, immobile ed imperturbabile, consapevole e non identificato con l’osservato.
Polarizzazione e voltaggio
Se il voltaggio si alzasse saremmo catapultati nel vuoto ed impreparati a viverlo sentiremmo di essere scomparsi, lo percepiremmo come un annullamento.
I blocchi e le soluzioni inconsce
Sin dalla nascita viviamo dei bisogni fisiologici, legati alle frequenze più dense del nostro essere: quelle del metaforico triangolo inconscio.
Inconscio, coscienza e super coscienza
Ajñā Chakra è sede della consapevolezza disidentificata e come tale si tratta dell’energia pura di polarità maschile, penetrante e attiva, simile al corpo mentale connesso al terzo Chakra ma super conscia anziché subconscia.
Sesto Chakra e vite passate
Durante l’apertura del sesto Chakra è estremamente comune che insorgano ricordi di vite, vissute in altre epoche, in terre o addirittura pianeti lontani.
Traumi spirituali
Sia attraverso la tecnica Trataka, sia per mezzo delle altre meditazioni, è possibile che emergano spontaneamente dei ricordi traumatici di altre vite.
Dolore, un pezzo per comprendere
Sia attraverso la tecnica Trataka, sia per mezzo delle altre meditazioni, è possibile che emergano spontaneamente dei ricordi traumatici di altre vite.
Sesto Chakra ed osservazione quotidiana
A livello di sesto Chakra si sperimenta proprio la visione offuscata da questi blocchi energetici, l’identificazione totale e su questo piano siamo quindi chiamati a distaccarci dalla visione che abbiamo delle cose.
Sperimentare l’energia del sesto Chakra
Tecnica estremamente semplice, ma di grande utilità per prendere contatto con la propria consapevolezza eterna e illimitata.
Anatomia del corpo spirituale
Tecnica estremamente semplice, ma di grande utilità per prendere contatto con la propria consapevolezza eterna e illimitata.
Luce della consapevolezza
La consapevolezza può essere paragonata ad un grande fascio di luce, nasce nel corpo super spirituale e può focalizzarsi in qualsiasi altro corpo sottile, purificando i modelli energetici rigidi e bloccati.
Non voler vedere qualcosa di spiacevole
Apprendere l’arte della consapevolezza non è difficile, si tratta di un efficace mezzo per curare i nostri Chakra e corpi sottili, ma si devono comunque superare delle difficoltà.
Strategie mentali
Per non vedere le cose come realmente sono, specie quando ci riguardano nel profondo, creiamo molte strategie.
Osservare senza identificazione
Un altro ostacolo che si pone tra le persone e la consapevolezza è l’identificazione, un fenomeno che vede l’individuo immedesimarsi con un oggetto, idea, convinzione, pensiero o emozione.
Meditazione Viveka
Tecnica deriva dalla Darshana indiana chiamata Jnana Yoga, la quale contempla ed include quattro metodi per conseguire la liberazione.
L’ostacolo dell’iperattività mentale
Un grande ostacolo che incontriamo nel prendere contatto con il nostro corpo spirituale è il costante chiacchiericcio mentale, che consuma molta energia e tende a bloccare altre esperienze preziose.
Sublimare l’ego nella coscienza spirituale
Stiamo vivendo in un periodo di cambiamento, la precarietà delle condizioni esteriori si manifesta molto più velocemente, facendo “crollare il mondo addosso” alle persone la cui identità dipende dall’esterno.
Consapevolezza quotidiana dei meccanismi
Quando osserviamo le dinamiche di un meccanismo, incontrandole nella vita, possiamo portare su di esse la consapevolezza e cercare di distaccarci.
Consapevolezza ed unità, come svilupparla
La consapevolezza è qualcosa che si trova al di là della mente, dei suoi schemi, una sorta di luce che ci permette di vedere chiaramente le cose, le stesse che fino a prima si trovavano nel buio dell’inconscio.
Super coscienza maschile
La super coscienza maschile è l’oggettività del cosmo, la realtà pura ed incontaminata. Si tratta di un grande silenzio che contiene tutto ciò che è, che viene prima e dopo ogni forma, ogni manifestazione.
La caduta nel tempo
L’eterno non ha avuto inizio e non avrà mai fine, essendo privo di ogni limite.
Moti di discesa nella materia
Il movimento discendente è stato questo: dal silenzio compresso l’anima si è distaccata ed ha iniziato a vedere tutte le infinite possibilità.
Sahasrara, settimo Chakra
Il settimo Chakra, denominato anche “della Corona” perché si trova sulla sommità del capo, è raffigurato con un loto dai mille petali.
Il ritorno al silenzio
Per tornare al silenzio è necessario riconoscere ogni rumore e permetterci di distogliere l’attenzione da esso.
Oltrepassare i blocchi energetici inferiori come limite
I limiti che ci separano da questa realizzazione in cui siamo puro essere, fusi con tutto su tutti i piani di realtà, sono quindi gli stessi blocchi energetici di cui abbiamo ampiamente parlato, ossia tutti i programmi e le rigide impronte energetiche dei Chakra sottostanti.
Una nuova visione
La realizzazione accade nel momento in cui non ci sono più blocchi energetici, meccanismi e divisioni nei Chakra inferiori, allora i confini tra la goccia e l’oceano svaniscono naturalmente, poiché erano il frutto delle distorsioni.
La vita: il movimento di Kundalini
Kuṇḍalinī si muove e la vita è esattamente lo stesso flusso, lo spostamento tra un Chakra e l’altro: alla nascita discendiamo nella forma fisica, poi ripartiamo dal primo Chakra e man mano cresciamo, ascendendo ai livelli di coscienza superiori.
Proiezione e morte
Dato che tutte le nostre ferite nascono da situazioni in cui arcaicamente avremo rischiato di morire e che per questo quelle emozioni sepolte odorano di morte, diviene importante parlare di questo tema.
Tu sei l’infinito, sentiti l’illimitato
Non esiste una reale separazione tra noi e le altre persone: siamo forme dello stesso oceano, fiumi dello stesso mare di vita che respiriamo in ogni attimo.
Realizzazione della verità
Quando la vita raggiunge il settimo Chakra si comprende in modo chiaro e semplice che cosa sono l’uomo e l’universo.
Il corpo ed il batterio
Nel Tantra si conferisce al corpo fisico, al corpo sottile ed al sistema dei Chakra una sacralità.
Guardare con gli occhi dell’infinito
Prova adesso a prendere come ipotesi quanto detto, considerando per un attimo la possibilità che tutto ciò che sai di te riguardi solo un batterio con il quale ti sei identificato, l’Ego.
L’eterno, unica realtà
Immagine reale ed immagine virtuale sono le due forze complementari hanno polarizzato la vita, permettendone il movimento che ha creato il falso senso d’individualità.
Chakra e dimensioni dell’essere
Dato che “fuori” e “dentro” sono polarità della stessa cosa, i centri energetici che esistono tra il primo e settimo Chakra sono portali per vere e proprie dimensioni.
Meditazione della super coscienza
Seduti e ad occhi aperti, guardiamo tutto quello che ci circonda ed ascoltiamo…
Livelli di coscienza
Esistono diversi livelli di espansione, tanti quanti sono i nostri corpi sottili, ma non è semplicissimo stabilire in quale siamo.
Primo livello di coscienza
Questo livello di coscienza primordiale è la base della vita, il livello associato al corpo fisico, agli animali ed alla sopravvivenza.
Secondo livello di coscienza
Il periodo storico in cui abbiamo sperimentato a pieno questo livello, più o meno su tutta la terra, è stato dal momento in cui siamo riusciti a creare un‘organizzazione sociale più complessa rispetto alle tribù.
Terzo livello di coscienza
Questo livello è la manifestazione dell’espansione, in contesto metafisico, della coscienza nel corpo della personalità e nel corpo mentale schematico.
Quarto livello di coscienza
Ai livelli inferiori si riscontra la tendenza ad impegnarsi esclusivamente nelle qualità di quello stato, arrivando a negare e condannare le caratteristiche già trascese.
Quinto livello di coscienza
Il quinto livello rispecchia l’espansione di coscienza nel corpo animico e si ottiene quando la coscienza individuale si sublima nell’energia senza forma e che veste tutte le forme.
Sesto livello di coscienza
Quando ci troviamo in questo stadio evolutivo significa che la nostra coscienza si è espansa anche nel corpo super spirituale.
Settimo livello di coscienza
Arrivare a questo livello significa aver raggiunto la libertà suprema che si esprime non solo nei meccanismi.
Conclusione sui livelli di coscienza
Tutti abbiamo sperimentato nella nostra evoluzione vari livelli di coscienza ed a questo ritmo sempre crescente ci incamminiamo verso la libertà suprema.
Corpi sottili e viaggi
Tutti abbiamo sperimentato nella nostra evoluzione vari livelli di coscienza ed a questo ritmo sempre crescente ci incamminiamo verso la libertà suprema.
I tre stati dell’essere
Sebbene lo spettro di frequenze esistenti sia immenso e sette le fasce con caratteristiche singolari, i Chakra, possono essere raggruppate in tre stati: inconscio, conscio e super conscio.
Manifestazione dei blocchi energetici su tutti i livelli
I blocchi energetici si manifestano su tutti i livelli contemporaneamente, non sono mai scissi, non sono mai separati.
Guarire per far scorrere l’energia
Così, arrivata a un certo punto, l’energia si blocca e rimane ferma, immobile, intrappolata in schemi e modelli, non scorre, non raggiunge la trascendenza.
Riconoscere i blocchi su tutti i livelli
Così, arrivata a un certo punto, l’energia si blocca e rimane ferma, immobile, intrappolata in schemi e modelli, non scorre, non raggiunge la trascendenza.
Meccanismi e dinamiche relazionali
Oltre ai meccanismi nostri, che viviamo dentro di noi, esistono dinamiche relazionali ed esse sono il risultato dell’incastro dei nostri e gli altrui blocchi energetici.
Dinamiche dello scambio energetico e sessualità
I Chakra in sé non hanno polarità, ma quando due persone si incontrano a livello sessuale diventano un solo circuito di energia.
Dinamiche della dispersione energetica
Sono molti i modi in cui disperdiamo energia: in percezioni meccaniche dettate dalle memorie e reazioni, nelle relazioni, ma anche nutrendo i “vampiri energetici”.
Raccoglimento, connettersi a ciò che è oltre
Ognuno di noi ha un’essenza, un’energia vitale che vibra a delle frequenze, ossia quelle dei Chakra che attraversa.
Frequenza specifica e dominio di coerenza
Nel vuoto ci sono le infinite possibilità, stanno proprio qui, nell’ignoto e siamo noi a precludercele per rimanere aggrappati al conosciuto.
Risonanza con le possibilità
Nel vuoto ci sono le infinite possibilità, stanno proprio qui, nell’ignoto e siamo noi a precludercele per rimanere aggrappati al conosciuto.
Soggettivo ed oggettivo, rimanere nell’oggettivo
Filtriamo con i nostri blocchi energetici, con gli occhiali invisibili che indossiamo e che alterano la percezione.
Conclusioni
Siamo giunti al termine del percorso.
Illusione e verità
La via verso la libertà
Blocchi energetici all'energia sessuale
Tu esisti, anche se non ne sei cosciente
Genitori ed antenati, le nostre radici
Imprinting di gravidanza e nascita
Niente è come appare, tutto è energia
Il dolore fisico
Attaccamento e sofferenza
Traumi e violenze emozionali
Giudizio positivo e negativo
Modelli karmici e ruoli
Iperattività mentale e conversazioni interiori
Illusione e verità
Il concetto di illusione è molto antico e presente in molti luoghi ed epoche diverse: filosofi e maestri hanno parlato di una realtà sottile che non può essere vista con gli occhi, contrapposta alle immagini mentali che siamo soliti chiamare realtà, la quale è solo un’immagine mentale, creata dentro di noi, interpretando particelle in vibrazione.
Molto spesso siamo così catturati dai nostri pensieri che fissiamo il vuoto con sguardo assente, ripercorrendo la lista delle cose da fare, i ricordi, la situazione appena passata in cerca delle risposte che avremmo potuto dare o provando i dialoghi per l’incontro che stiamo attendendo; la nostra mente è sempre piena di molte cose e proietta un film: il film della nostra vita, che non esiste se non dentro di noi. Questa visione limitata e fatta di ombre è filtrata dalle nostre distorsioni, convinzioni e limiti; è puramente soggettiva, viene riconosciuta attraverso il mito della caverna, descritto all’inizio del libro settimo de «La Repubblica» di Platone con il termine greco dal significato di opinione: “Doxa”, ossia l’interpretazione personale condizionata da convinzioni e pregiudizi.
La verità è invece qualcosa di oggettivo, indipendente dalle interpretazioni soggettive e sperimentabile se si è disponibili ad andare oltre i nostri limiti, rifiutiamo la verità per istinto di sopravvivenza.
La visione distorta del mondo porta l’individuo a sentirsi escluso e, poiché ci siamo formati in milioni di anni, in cui l’uomo non aveva possibilità di sopravvivere se non in branco, il nostro inconscio ci preserva dal rischio di essere esclusi facendoci rifiutare tali idee.
La realtà nella quale viviamo può essere descritta attraverso il gioco illusorio di “Lila” ed il velo di “Maya”. Lila, che in sanscrito significa “gioco”, è un concetto induista che identifica la natura dell’intera realtà con il prodotto del gioco divino; in altre parole, tutto quello che possiamo vedere, sentire o percepire è frutto del gioco cosmico di Brahman, essenza di tutto ciò che esiste.
Nella mitologia Induista, Dio dà vita al mondo attraverso sé stesso, diventando essenza di tutte le cose, ed alla fine, attraverso l’uomo, riscopre sé stesso com’è nella realtà, al di fuori del gioco cosmico.
L’universo è la forma fisica assunta dal divino al fine di sperimentare ogni punto di vista, nonché le infinite possibilità che racchiude intrinsecamente. Maya significava originariamente “creazione”, il mondo fenomenico prodotto da Maya è sostanzialmente impermanente, viene considerato una mera illusione e così anche la Maya stessa viene intesa come illusione del mondo materiale, una realtà puramente soggettiva e dipendente dall’interpretazione dei nostri sensi che, esattamente come un velo frapposto tra noi e la realtà obiettiva, ce ne preclude la corretta percezione.
Si può considerare ogni individuo nato con un velo sugli occhi, il quale gli impedisce la corretta visione, quella obiettiva, poiché il velo di Maya è un tessuto di dinamiche le quali è necessario riconoscere consapevolmente per liberarci dalle soggettive prospettive.
Passiamo così la vita vedendo solo i veli di Maya o di Iside, ossia quelle interpretazioni mentali che diamo per scontato essere reali, durature, rimanendone ipnotizzati senza mai cercare di vedere oltre: questo è lo stato di sonno. Il velo di Maya, così come quello della Iside, rappresenta quell’apparenza che copre l’anima o energia vitale, impedendoci di prenderne coscienza oltre i giudizi, le convinzioni, le classificazioni, tutti i pregiudizi e i condizionamenti che rappresentano dei veri e propri filtri alla nostra visione.
Per risvegliarci è necessario:
- Comprendere che veramente stiamo vivendo nella caverna platonica, in cui ogni cosa percepita non è che una proiezione: una mera illusione che non esiste per come la intendiamo.
- Osservare con distacco le opinioni, gli accadimenti della realtà materiale e le interpretazioni umane, rendendoci conto della finzione.
- Uscire dalla caverna platonica, osservando la verità obiettiva che si trova oltre i punti di vista soggettivi.
La via verso la libertà
La via da intraprendere è quella di vivere il presente centrati e consapevoli, non voltandosi in direzione del passato e soprattutto prendendoci la responsabilità di agire ed osservarne gli effetti, seppur dolorosi. Solo così scopriremo le meccaniche in prima persona e riusciremo ad integrare l’osservazione nella nostra coscienza, smettiamola di sostenere e stare al servizio dei processi meccanici; quando ce ne rendiamo conto diventiamo spettatori, la sensazione di rimanere testimoni in noi stessi diventerà sempre più forte, fino a trasformarsi in un vero e proprio stato di coscienza. Osservando, ci accorgeremo dunque di non essere padroni di noi stessi, perché emozioni e pensieri passati e futuri non ci permettono di vivere ciò che accade in questo istante e l’unico modo per trovare la libertà è lavorare su noi stessi, uscire dagli schemi con cui le nostre menti sono state “programmate”, nonché sradicare i dogmi che governano la nostra vita, i quali ci impediscono di scendere nelle profondità del nostro essere e di vivere secondo questa consapevolezza.
Incamminiamoci verso la libertà, usciamo da questa gabbia invisibile schiava del sistema, della moda, del giudizio e dell’idea di bontà e smettiamola di crederci vittime; tutti vogliono la libertà ma nessuno vuole prendersi la responsabilità nei confronti di sé stessi e degli altri, è molto più facile incolpare qualcuno. L’esigenza di essere innocenti è la più grande illusione, tale bisogno è istintivo e serve a preservare la nostra appartenenza al gruppo, senza il quale anticamente non saremmo sopravvissuti; in verità abbiamo paura di essere liberi, perché chi viola le regole e si svincola dagli schemi comuni, va contro corrente, viene espulso e muore, per questo motivo il senso di colpa ci aiuta a variare la nostra direzione ed evitare l’esclusione del branco, l’appartenenza al gruppo e la morte.
Blocchi energetici all’energia sessuale
Oltre ai blocchi energetici riguardanti la sopravvivenza, anche quelli relativi all’energia sessuale fanno spesso sentire il loro peso ripercuotendosi sul secondo Chakra limitandone molto la sensibilità, oppure provocando un vero e proprio rifiuto; essi si manifestano come una scarsa sensibilità all’energia sessuale, al piacere, assenza di desiderio, sensazioni negative sperimentate dopo l’atto, senso di colpa, senso di insudiciamento e di minaccia della propria integrità. Come si formano?
- Quando dimostriamo di essere “buoni” agli occhi dei nostri genitori, quindi per mantenere l’appartenenza, la quale garantisce l’appartenenza.
- Da esperienze traumatiche nostre, siano esse molestie, vere e proprie violenze, oppure situazioni normali vissute psicologicamente male.
- Da esperienze traumatiche dei nostri antenati, trasmesse come memorie emozionali a seguito di racconti espliciti, oppure attraverso l’inconscio familiare.
- Paura e/o giudizio di alcuni aspetti della sessualità, come la vita, la morte e la violenza che esso contiene.
-
Influenza del collettivo e/o dei gruppi d’appartenenza, legati alla famiglia, ai gruppi religiosi, amici dei familiari, gruppi di amici, gruppi spirituali, ecc.
Gran parte di queste distorsioni derivano dalla condanna del sesso da parte delle religioni, che hanno radicato un giudizio negativo nelle menti delle persone, il quale si è concretizzato come un blocco a livello del primo Chakra.
Anche se non crediamo alle regole religiose, i principi della “buona coscienza” dei nostri genitori sono comunque entrati in noi, così come le esperienze dei nostri antenati, quali stupri, molestie, oppure aver vissuto il sesso come dovere coniugale.Migliaia di anni di repressione hanno prodotto diversi effetti, primo fra tutti l’inserimento di questa
forma pensiero nella mente collettiva, ossia l’inconscio collettivo, che da tale posizione condiziona tutti gli individui, sia che la assumano, sia che vi si oppongano, l’energia sessuale è molto potente, si trova oltre la vita, la morte e la violenza.
Poiché tutti i centri energetici sono connessi, qualsiasi blocco energetico nato qui si ripercuote anche sugli altri centri energetici, condizionando le sensazioni, le emozioni ed i pensieri/schemi dell’individuo. Quella morale che ci hanno inculcato e che spesso difendiamo a causa dell’identificazione, non è altro che una traccia del programma registrato nel nostro inconscio, ossia spazzatura che ostruisce il canale centrale in cui il flusso vitale si muove.
Se gli stimoli istintivi riguardanti la sessualità vengono bloccati da codici assunti per appartenere alla famiglia e memorie degli antenati, saranno bloccati sul nascere, prima ancora che divengano desideri, e in questo caso si fermerebbero al terzo anello della spirale del primo Chakra.
Quando ciò accade, la repressione non è nemmeno adoperata volontariamente, piuttosto funziona automaticamente e senza che la persona si accorga di ciò che accade al suo interno; se invece il blocco energetico deriva da un condizionamento esplicito è possibile che lo stimolo si blocchi al livello di secondo o terzo Chakra, sfociando rispettivamente in senso di colpa o giudizio morale.Ad ogni modo quello che avviene in ognuno dei tre casi è semplice: l’impulso partito dal primo Chakra si ferma, diventando energia congestionata, impossibilitata a salire, pian piano l’energia sessuale si accumula, goccia dopo goccia, e la pressione interna aumenta sempre di più fino al momento in cui risulterà incontenibile, sfogandosi in modo perverso e costruito su misura delle distorsioni inconsce.
Se gli impulsi non vengono solamente bloccati, ma proprio assorbiti dal blocco energetico e imprigionati al suo interno, sembrerà inizialmente che lo stimolo si sia dissolto, ma goccia dopo goccia tale forma si riempirà ed alla fine si esprimerà con la forma del blocco energetico stesso.
Gli uomini che ad esempio vedono il sesso come un peccato e la donna come “diavolo tentatore”, potrebbero finire per esprimere l’istinto sessuale preferendo gli uomini o eccitandosi all’idea di maltrattare la donna, “punendola” per averlo portato a compiere questo atto ritenuto un peccato.Un tipico esempio è quello della pedofilia ad opera degli uomini di fede, i quali si reprimono per mantenere la purezza ed i bambini, simbolo per eccellenza della purezza stessa, diventano per questa inconscia dinamica l’oggetto del desiderio, ben più appetibili delle odiate donne.
Infine è importante trattare quello che che apparentemente sembra l’opposto della repressione, ma che in realtà ne è la naturale conseguenza: l’esasperazione della sessualità.
Utilizzare il sesso come mezzo per aumentare il proprio potere e compensare i vuoti di riconoscimento, attenzione, affetto, autostima, è una cosa comune quanto degradante, in quanto si pensa di essere disinibiti, ma si agisce comunque in funzione del blocco energetico.
L’energia è di per sé una cosa neutra, ferma, centrata, ma fino a quando non si raggiunge l’equilibrio della coscienza essa viene sperimentata solamente una metà per volta.I millenni di repressione hanno portato l’uomo a sperimentare una possibilità estrema, fuori dall’equilibrio della centratura, cosa che è stata come spostare un pendolo da una parte: questo ne garantisce la successiva oscillazione nella direzione opposta; siamo adesso portati a compensare l’esistenza del blocco energetico facendo inconsciamente il contrario di quello che vi è inscritto, opponendoci quindi ad esso, ma in questo modo l’energia è sempre forzata a seguire percorsi innaturali e discendenti anziché ascendenti.
Chi si reprime lo fa perché, consciamente o meno, lo ritiene giusto ed allo stesso modo, chi cede ai suoi impulsi in modo incontrollato è perché si identifica con essi e crede sia giusto quel tipo di comportamento, ma in questo modo si continua a vivere nell’incoscienza.
Riconoscere dove siamo, senza né giustificare né giudicare i blocchi energetici, significa poterli trascendere.
Tu esisti, anche se non ne sei cosciente
Tu esisti.
Questa piccola e semplice frase è un portale per qualcosa di immenso ed indescrivibile con le parole stesse: si tratta di una sensazione tanto profonda da essere infinita.
Per tutto il giorno abitiamo il nostro corpo fisico, ma per quanto tempo siamo coscienti di esistere?
È una cosa così semplice, talmente elementare, che la diamo per scontata in ogni istante, impieghiamo tutto il tempo in cui non dormiamo a pensare al lavoro che dobbiamo svolgere, alle commissioni da fare e alle interazioni sociali che avverranno a breve o che sono avvenute, magari correggendo le cose che internamente abbiamo detto.
Ci identifichiamo con tutti questi impulsi e con le loro interpretazioni mentali, crediamo di essere quella voce che parla nella nostra testa, le emozioni che proviamo, e non ci rendiamo minimamente conto di essere del tutto schiavi di quei meccanismi ed impossibilitati a fermare tali processi, che avvengono in modo automatico. L’immagine che meglio descrive tutto questo è quello di foglie al vento, che non sanno di essere mosse da questo e sono perciò convinte che sia frutto di una loro scelta.
Pensiamo di essere padroni di noi stessi: ma allora siamo noi a decidere di soffrire?
Il libero arbitrio si chiama così perché presuppone una libertà, ma quest’ultima inizia dove finiscono gli automatismi.
In tutto questo chiacchiericcio mentale, con i pensieri che si susseguono condizionando anche le emozioni, perdiamo di vista lo sfondo della nostra vita: la vita stessa.
Proviamo gioia, dolore, apatia, ma cosa unisce questi sentimenti così diversi tra loro? La vita!
Tutto nella nostra vita è destinato a mutare: il corpo fisico, le emozioni, le idee e gli schemi sono forme, energia congelata che si trasforma in modo lento ma costante, a causa del potere che esercitano su di noi, quando le sperimentiamo ci troviamo a vivere una sorta di restringimento di prospettiva: questa è l’identificazione; fino a quando esisterai avrai sempre la tua esistenza, puoi dire lo stesso degli oggetti che possiedi? Hai certezza che questi rimarranno? E puoi dire lo stesso delle tue idee?
Molti stati emozionali si sono susseguiti, ma cosa ne è rimasto? La tua esistenza è mai scomparsa? Ti è mai capitato di non esistere? Non rispondere mentalmente, realizzalo!
Anche nel sonno o nella veglia quotidiana tu esisti, nonostante tu non sia presente a quell’esistenza. Viviamo in un inganno della prospettiva, paragonabile all’ingrandimento di un quadro, di cui osserviamo solamente i dettagli; tutto appare confuso ed insensato, dettato dal caso e talvolta dal caos, ma è solamente un ordine che ancora non comprendiamo, a causa dei limiti del nostro punto di vista. Soffriamo e gioiamo per i dettagli, ignorando il rapporto esistente tra i nostri comportamenti, i pensieri, le emozioni e gli effetti che essi producono nella nostra vita e quelli che ci sembrano problemi insormontabili sono solo situazioni derivate dalle distorsioni esistenti nella nostra anatomia sottile. Vederli da un’altra prospettiva è di per sé una soluzione.
Vivere rimanendo consapevoli della vita stessa che fluisce in noi ad ogni istante è veramente importante, non solo perché ci porta a ridimensionare le cose che viviamo, considerandole in un’ottica più ampia, ma anche per smettere di nutrire quell’insieme di tracce che attualmente gestiscono la nostra vita e meccanicamente creano il nostro destino.
Provaci adesso, ascoltati, senti il tuo esistere e gustane il sapore.
Cosa significa “Esisto?” Che gusto ha la tua vita? Più che di un esercizio si tratta di un modo di vivere la vita, una nuova prospettiva, che inizialmente si ottiene mediante lo sforzo di rimanere intensamente concentrati sulla propria esistenza. La difficoltà è fare di quella visione il nostro centro, mantenendola nelle attività quotidiane, quando i pensieri ed i meccanismi tendono a farci assopire nel loro turbine. Non importa se stiamo lavorando di fronte ad un computer, in fabbrica, se stiamo tagliando le verdure per la cena oppure parlando con un’altra persona: ciò che conta è che dietro queste azioni si nasconde sempre quell’energia che le compie. Non è necessario ripetere mentalmente per tutto il giorno la frase: “Io esisto”, piuttosto portare attenzione alla sensazione di esistere!
Genitori ed antenati, le nostre radici
Il nostro percepito attuale attinge ai dati raccolti dal nostro inconscio personale, così come al bacino degli antenati; i nostri genitori ed il gruppo di appartenenza, quindi anche gli antenati, sono a tutti gli effetti le nostre radici, in quanto la vita li ha attraversati per arrivare a noi, portando con sé le esperienze che hanno vissuto. Queste esperienze possono essere ricchezza o limite, dipende tutto dalla nostra consapevolezza e dalla capacità di disidentificarci dai limiti di chi ci ha preceduto.
Non è possibile staccarci dalle nostre radici, poiché per questo viaggio umano ne abbiamo bisogno.
Le dinamiche che possono avvenire con i genitori sono:
- Il rifiuto dei genitori, il quale comporta il rifiuto per la vita, oppure la rinuncia al successo e alla realizzazione.
- Il movimento interrotto, ossia non riuscire a raggiungere il genitore quando ne abbiamo bisogno e ciò si traduce spesso con la costruzione di immagini mentali, un’immobilità nella vita, non riuscire ad andare verso gli obbiettivi, con conseguente apatia, rabbia e spostamento dei bisogni sulle altre persone che incontriamo.
- Accesso al padre negato, che si manifesta non riuscendo poi a raggiungere gli uomini, ad uscire “dalla caverna”, a realizzarsi nella vita lavorativa.
- Schierarsi con il genitore più debole, prendendoci cura di lui, seguendolo nel suo destino e non vivendo la nostra vita.
- Sentirsi prevalentemente figlio del genitore del sesso opposto, che implica lo sviluppo di una qualità mascolina nella donna e femminile nell’uomo, favorendo il contatto col sesso opposto e conflitti con lo stesso sesso.
- Il figlio che diventa genitore dei genitori, tentando di cambiarne il destino, giudicandoli, prendendosi cura di loro, condannandosi a rivivere quello che hanno tentato di escludere e negare.
Inoltre, nei primi anni di vita, tutto quello che avviene rimane registrato come un binario in cui poi si agganceranno tutti gli altri conflitti successivi.
Il percepito istintivo dei primi anni di vita sarà quindi fondamentale e determinerà il percepito di tutte le situazioni successive. Persino le intolleranze alimentari non esistono per come ce le espongono, bensì si tratta semplicemente di un conflitto connesso all’assunzione di tale elemento, ad esempio, assumendo latte a seguito della separazione da una persona, potrebbe riattivarsi il binario di separazione dalla propria madre e dalla fine dell’allattamento. Cambiato il percepito, sia attraverso la meditazione, sia lasciando andare il vecchio percepito, è possibile risolvere “l’intolleranza”.
E per quanto riguardano le malattie genetiche? Non esistono, si “eredita” piuttosto il conflitto.
Gli stimoli sensoriali entrano continuamente dentro di noi ed ognuno di essi ha una sua frequenza, se non abbiamo dati riguardanti tali stimoli e quindi non abbiamo possibilità di interpretarli da soli, andiamo ad attingere al bacino dell’inconscio collettivo, specie quello familiare.
Poiché nelle situazioni immediate, nelle quali siamo impreparati, serve una veloce risposta istintiva, ecco che questo processo non è mediato dalla mente ed in quel caso andiamo automaticamente a pescare i dati delle persone che prima di noi si sono trovati in situazioni simili, sentendo la cosa allo stesso modo loro ed attivando quindi gli stessi processi biologici.
Gli antenati, sia parenti sia persone che hanno avvantaggiato o svantaggiato la famiglia con la loro sorte, sono quindi parte di noi e lo stesso vale per tutte le loro esperienze, con cui entriamo in risonanza come spiegato; inoltre, tutto ciò che è stato negato, deriso e giudicato dalla famiglia finirà per essere rirappresentato dai discendenti e in questo caso si parla di irretimento, data l’identificazione totale.
Imprinting di gravidanza e nascita
Durante la gestazione eravamo una cosa sola con nostra madre, ma mentre lei era cosciente, noi assorbivamo tutto quello che da lei arrivava.
Qualunque emozione, trauma, shock e conflitto abbia vissuto è arrivato anche a noi, sia attraverso il sangue e le sostanze trasportate da esso, sia per mezzo dell’energia, tali dati sono registrati e costituiscono un imprinting, il quale condiziona la nostra percezione istintiva delle cose, rendendoci inclini a vivere di nuovo tali sensazioni. Se ad esempio nostra madre era ansiosa, è possibile che anche noi lo siamo diventati e che sia sufficiente qualsiasi imprevisto per far tornare fuori tale sensazione.
Anche le emozioni più forti ed i traumi sono rimasti inscritti dentro di noi poiché in quei momenti non siamo stati in grado di accogliere queste memorie consapevolmente e viverle totalmente per trasformarle, esse rimangono inscritte nel primo Chakra e nelle cellule del corpo fisico, per poi risvegliarsi provocando forti sensazioni al corpo fisico stesso. Tali memorie non sono vissute sul piano emotivo o almeno non solo, ma quanto meno accompagnate da strane sensazioni fisiche, reazioni istintive incontrollabili e di cui razionalmente non comprendiamo l’origine; per sciogliere queste memorie è sufficiente lasciarle emergere e viverle totalmente, accogliendole, senza tentare di cacciarle ed esser disposti a lasciar andare tutto il percepito che esse condizionavano.
Oltre alle memorie della gravidanza, una cosa che ci portiamo dietro è l’imprinting della nascita: essa è il nostro primo successo e se non siamo riusciti a compierlo con le nostre forze, sarà per noi istintivamente difficile andare verso il successo nella vita adulta.
La nascita è una grande prova da affrontare ed essere aiutato, non farcela da solo, può lasciare interiormente la sensazione di fallimento, la paura di muoversi per realizzare ciò che vorremmo, una sensazione di immobilità a cui non si vedono alternative; anche in questo caso è sufficiente prenderne consapevolezza, accogliere quella sensazione per poi decidere di ripartire in modo nuovo, guardando le cose con occhi nuovi, al di là di tale memoria.
Niente è come appare, tutto è energia
Ci muoviamo nel mondo dando per scontato che la visione che abbiamo della realtà sia oggettiva, assolutamente inopinabile, mentre invece niente esiste per come lo percepiamo. Viviamo immersi nella materia senza comprendere che essa non è il fulcro della realtà, ma è soltanto il risultato di una serie di interazioni energetiche che si verificano nelle dimensioni invisibili.
Di recente anche la scienza, in modo particolare la fisica quantistica, è arrivata alle stesse conclusioni di filosofi e mistici orientali, teorizzando l’esistenza di una realtà molto diversa da quella che vediamo e tocchiamo quotidianamente.
Secondo la fisica quantistica, il mondo della materia sembra più simile ad un’orchestra, con gli elementi che vibrano danzando al ritmo del loro essere. Così come la luce visibile esiste contemporaneamente come particella e onda, allo stesso modo tutti gli oggetti che consideriamo materiali non sono che addensamenti dell’energia, particelle vibranti a bassa frequenza; di conseguenza possiamo iniziare a formare una nuova visione di noi stessi e del mondo, rendendoci conto che l’ambiente fisico su cui abbiamo costruito la nostra idea di realtà non è quello che sembra.
Sapere queste cose a livello mentale non basta: è come immaginarsi il sapore di un piatto esotico di cui ci stanno parlando, mentre assaporare la realtà, ci permette di sapere esattamente di che cosa si tratta.
Ci sono diversi motivi per cui una nozione si blocca a livello razionale e non raggiunge mai la coscienza, dove diviene sfondo della propria vita; gli ostacoli che incontriamo sono molteplici ed il primo fra tutti è l’identificazione con quel film che esiste nella nostra testa.
Tutto quello che vediamo non è altro che un’interpretazione mentale di quelle energie che vengono captate dai sensi e che nella loro oggettività esistono in modo molto diverso da quello che conosciamo. Il nostro cervello e così anche il corpo mentale schematico, traducono gli stimoli in entrata in base agli schemi che possiedono, nel tentativo di semplificare il più possibile quei dati, per renderli comprensibili.
Il dolore fisico
Nel parlare del disturbo come manifestazione di una traccia interiore ho invitato ad osservare il disturbo in modo neutrale, al di là dei giudizi e delle classificazioni. Come posso non giudicare negativo il dolore? La quasi totalità della popolazione terrestre inorridisce nel pensare al dolore, farebbe di tutto per cacciarlo, per eliminarlo dalla terra, reputandolo una cosa assolutamente sbagliata e negativa, sotto qualunque forma si presenti. Il dolore fisico, in special modo, viene percepito come qualcosa di terrificante, ma esso ha la sua funzione.
Pur quanto possa sembrare strano ai nostri occhi, il dolore fisico è soltanto un allarme che suona per indicarci che qualcosa è in atto dentro di noi e metterci nella condizione di non ostacolare il processo. Si tratta semplicemente di un segnale e condannarlo ci porta automaticamente ad alimentarlo, in quanto con la resistenza, il giudizio e la paura diviene sempre più forte. Il meccanismo interiore di fermarci al giudizio e curare il sintomo, anziché comprenderlo, riflette il modello con cui veniamo curati dalla medicina ufficiale: lavorando sempre e solo sulla superficie, pieni di pregiudizi, non risolvendo mai la radice di quello che chiamiamo problema. Nella nostra società siamo abituati a curare il sintomo e non cercare di capirne le cause più profonde, ma questo è paragonabile a rompere la spia della benzina perché lampeggia: in questo modo non risolviamo niente e prima o poi si finisce per fare i conti con una nuova manifestazione della traccia di fondo. Più rifiutiamo di prendere consapevolezza della traccia di fondo e incamminarci verso la rottura del meccanismo, maggiore sarà la forza con cui questo si concretizzerà nuovamente nel mondo materiale.
Giudichiamo il dolore senza nemmeno sapere che si tratta di un’informazione che passa attraverso il sistema nervoso, per essere poi captata e tradotta dal cervello nella sensazione che reputiamo sgradevole. L’inconscio, ossia il nostro “pilota automatico interiore”, è programmato a ritenere il dolore come una cosa negativa per garantire la sopravvivenza del corpo fisico, facendoci fermare a riposare o terminare il comportamento dannoso. Si tratta di un’illusione, un impulso energetico vestito dall’interpretazione inconscia, nient’altro che un meccanismo utile a richiamare la nostra attenzione su quello che sta avvenendo.
Ciò che così tanto temiamo è quindi solamente la traduzione che il nostro inconscio compie di un’energia, traduzione di cui abbiamo bisogno fin tanto che viviamo nell’incoscienza, è necessario ricercare l’utilità del dolore, la funzione che svolge nella nostra vita. Se non provassimo quelle sensazioni sgradevoli, come potremmo riconoscere i comportamenti che minano il funzionamento del corpo fisico? Un esempio utile per comprendere meglio il senso dell’esistenza del dolore, è quello di una persona che presa dai suoi automatismi e catturata nel turbine dei pensieri si appoggia sopra la piastra ardente di una stufa; se non esistesse il dolore, molto probabilmente la persona potrebbe ustionarsi gravemente prima di rendersi conto del pericolo, anzi forse nemmeno lo percepirebbe come tale senza il dolore a segnalarglielo.
Anticamente il dolore quando vivevamo di puro istinto era funzionale per “addestrarci” a tenere comportamenti favorevoli alla sopravvivenza, quindi dobbiamo in qualche modo ringraziarlo per aver salvaguardato la nostra specie dall’estinzione, nel momento in cui abbiamo una storta, una frattura, una contusione o qualunque tipo di lesione, il dolore ce lo segnala così che possiamo evitare di aggravare la situazione; allo stesso modo, durante la riparazione di tessuti, il dolore ci porta a stare fermi e riposarci, così da non minare il processo in atto; sicuramente il dolore non è sempre necessario, solo nello stato d’incoscienza lo è, e superare tale livello significa trascendere il dolore stesso.
Attraverso la meditazione è possibile non percepire più la sofferenza fisica come tale, piuttosto comprenderne l’essenza che si trova oltre la forma.
Noi non conosciamo quindi ciò che il dolore oggettivamente è, piuttosto lo viviamo in maniera filtrata e soggettiva, del tutto illusoria e funzionale allo stato di sonno, essere presenti di fronte ad uno stimolo che arriva significa non avere più bisogno della sua interpretazione, e senza l’intromissione del “pilota automatico” possiamo raccogliere noi il messaggio e viverlo come oggettivamente è: semplicemente energia che veicola l’informazione di prestare attenzione a ciò che accade in quella parte ed eventualmente modificare il comportamento da cui ha avuto origine.
Attaccamento e sofferenza
Con il termine attaccamento si intende l’inclinazione a voler trattenere qualcosa, che si tratti di una persona, un oggetto, un’idea, uno stile di vita, un ricordo o un’emozione, quando ad esempio vogliamo una persona tutta per noi e cacciamo l’idea che prima o poi la perderemo, temendo questa possibilità ed esorcizzandola siamo effettivamente attaccati ad essa. Spesso siamo attaccati anche a degli oggetti e temiamo di perderli, delegando la nostra felicità alla loro presenza nella nostra vita; anche a delle idee di perfezione possiamo avere attaccamento, ce ne accorgiamo quando soffriamo perché le cose non vanno come noi vorremmo, ossia secondo il nostro idealismo. Attaccarsi significa vivere in un’illusione, ignorare l’impermanenza delle cose e il mutamento che è parte integrante del reale.
Prima o poi ci si scontra con la realtà: tutto muta e quindi se siamo attaccati a qualcosa ci condanniamo a soffrire la sua perdita, non c’è alcuna punizione in questo, solo una cosa naturale, siamo noi a pretendere che tutto si snaturi per adattarsi alla nostra idea di perfezione.
Vorremmo imporre la nostra volontà all’universo, adattarlo al nostro ego, ma tutto questo non è possibile e ci troveremo di fronte la verità. Non è necessario giudicare l’attaccamento, né dirti che devi assolutamente non attaccarti alle persone, ma la conseguenza è che soffrirai perché ogni cosa esteriore è destinata a cambiare forma. L’attaccamento è solo un sintomo: non abbiamo profondamente realizzato che tutto muta continuamente e cerchiamo di riempire i nostri vuoti all’esterno.
Sin da piccoli siamo portati a cercare l’appagamento all’esterno: dall’esterno arriva il cibo fisico, emozionale e della personalità, spesso queste ultime due parti insufficienti, così, anche da adulti, continuiamo a ricercare tale nutrimento con le stesse modalità e ci attacchiamo a tutto quello che ci “promette” appagamento. Tutto quello che c’è mancato da piccoli continuiamo a cercarla da grandi, ma niente e nessuno potrà mai colmare totalmente questi buchi all’esterno e, per contro, quando perderemo l’oggetto esterno il dolore tornerà fuori con più forza di prima.
Traumi e violenze emozionali
Come nasce un trauma?
Il trauma nasce quando degli stimoli esterni, captati dai sensi, vanno a colpire delle tracce preesistenti oppure a negare la fisiologia dell’energia quali mancato nutrimento, negazione dei ritmi naturali o accoglienza del carico di distorsioni proprie dei genitori.
Da piccoli sentiamo che i genitori non agiscono in modo equilibrato, ma ci fidiamo di loro e mettiamo in dubbio quello che sentiamo, vedendoli come nostre guide, non capiamo perché agiscono così, ma in realtà eseguono solamente i loro programmi, quello che hanno imparato da piccoli, attraverso le esperienze, i modelli familiari, l’educazione e che perciò credono meglio.
Quando vediamo una cosa come assurda, ma non è riconosciuta tale dei nostri genitori, sentiamo un conflitto interiore tra la nostra e la loro posizione, poiché continuamente viene passato il messaggio che, essendo piccoli, ciò che sentiamo e proviamo non è giusto come quello che provano i grandi, finiamo per convincerci che hanno ragione loro. Il conflitto però rimane e anche se una parte sembra aver prevalso, dentro di noi manteniamo questo dolore. Non capire che i genitori agiscono secondo i loro meccanismi, quindi non in modo consapevole, ci mette nelle condizioni di mantenere il dolore dentro di noi.
Per non vivere più le cose come una violenza, è importante iniziare a comprendere gli altri. Comprendere non significa giustificare, ma riconoscere che l’altro agisce secondo i propri schemi, al meglio delle sue possibilità, condizionato dai programmi inconsci, emozionali e mentali, instillati in lui sin dall’infanzia; inoltre i nostri genitori quando hanno vissuto la nostra stessa esperienza prendendo quegli schemi che gli venivano proposti, hanno provato delle emozioni che hanno in qualche modo represso, anche adirarci con loro e opporci, cosa che in genere avviene da grandi, significa riproporre il copione e quindi mantenere quel carico che abbiamo preso nell’infanzia.
In questo senso, se i nostri genitori hanno condannato anche solo inconsciamente i loro genitori, ritenendo ingiusto quell’atteggiamento, si trovano a replicarlo per comprendere l’altro punto di vista, quello del loro genitore.
A quel punto noi entriamo a servizio della dinamica e senza rendercene conto manifestiamo quel dissenso che i nostri genitori hanno represso nei confronti dei loro.
Lo stesso vale per le ferite: rifiuto, abbandono, ingiustizia, tradimento e umiliazione, vengono inflitte ai figli perché presenti già nel genitore.
Se da piccoli non abbiamo ancora esperienze, perché interpretiamo le cose come dolorose? Perché abbiamo un bagaglio pregresso di tracce Karmiche, sia personali, derivanti dalle vite passate, sia del Karma familiare.
In questo senso scegliamo sempre la famiglia migliore per noi, ossia quella che ci permette di rappresentare tutti i nostri irrisolti, così da poterli vedere e guarire. In questo modo risolvendo qualcosa, lo si risolve sia per noi che per il collettivo, immettendo quanto meno un’informazione nuova.
Cosa avviene quando si verifica un trauma?
Gli stimoli sensoriali, visivi, auditivi, olfattivi e tattili, entrano dentro di noi e la loro parte energetica viaggia attraverso le Nadi e, a seconda della loro vibrazione, quindi della qualità dell’energia che gli altri riversano su di noi, raggiungono un centro energetico ben preciso in cui vengono interpretati.
In genere siamo bambini quando avviene la creazione di questi traumi, per questo non abbiamo ancora un centro energetico che utilizziamo più degli altri, se non quello istintivo che prevale per sviluppo; quando siamo grandi ognuno ha il suo canale preferenziale in cui accogliere gli stimoli, mentre da bambini non abbiamo ancora sviluppato questo meccanismo.
Gli stimoli, quindi, raggiungono il centro istintivo e attivano qualsiasi memoria genetico/emozionale vibri alla stessa frequenza, contenendo quindi dati simili.
Allo stesso tempo, la memoria di quell’evento si registrerà nella mente e le emozioni sperimentate, se non accolte e sentite, si congeleranno nel secondo Chakra. Se l’evento ha un forte impatto emozionale è possibile che la parte più grande si manifesti nel secondo Chakra, mentre nel terzo Chakra avremo solo i dati relativi al ricordo, i giudizi e le valutazioni sull’accaduto.
Da quel momento, ogni volta che incontreremo situazioni simili, gli stimoli andranno a colpire e risvegliare quel carico, sciogliendo l’emozione nel canale e portandoci a riviverla come se fosse la situazione originale; al tempo stesso si attiveranno tutte le tracce mentali che formeranno la storia e tutti i pensieri che avremo, così come l’interpretazione dei fatti e quindi la soggettiva prospettiva, inoltre a seguito di quei traumi sono nati meccanismi comportamentali atti a proteggerci dal rivivere quel dolore ed essi vengono continuamente messi in atto, finendo per crederli parti di noi.
Giudizio positivo e negativo
Il giudizio non è sbagliato a priori, è solo un sintomo del fatto che siamo identificati con la buona coscienza, ossia la falsa coscienza. Alla base ci sono gli idealismi, presi per amore cieco e fedeltà istintiva alla famiglia. Se una cosa corrisponde agli idealismi viene giudicata positivamente, come ad esempio aiutare gli altri, essere gentili, disponibili, guarire da una malattia ecc., se una cosa non corrisponde agli idealismi è giudicata negativa, come avviene per la maleducazione, il tradimento carnale, ecc.
Anche i condizionamenti giocano un ruolo importante: sin da piccoli ci insegnano cosa è giusto e sbagliato, cosa è buono e cosa cattivo. Tutto questo ci arriva dalle parole e dagli sguardi degli adulti, rivolti a noi e ad altre persone, veniamo continuamente giudicati, esplicitamente ed implicitamente, attraverso lo sguardo ed il linguaggio del corpo fisico, non solamente con le parole.
E noi stessi ci giudichiamo, senza vedere cosa si nasconde realmente dietro l’apparenza, ad esempio, se vediamo una persona che cerca di aiutarne un’altra siamo portati a credere che sia buona, anche se in realtà sta disapprovando l’altro e il suo destino, non vedendo la sua dignità.
Un altro caso è quello in cui vediamo una coppia in cui uno dei partner è dispotico e l’altro rimane comunque al suo fianco, lamentandosi, ma continuando a starci, ci viene da pensare che il partner che sopporta sia innamorato e lo guardiamo come l’innocente, il buono, mentre invece è solo a servizio di un’idea distorta d’amore, ereditata dalla famiglia; oppure se vediamo una persona che entra in un luogo e non saluta potremmo pensare che si tratti di maleducazione, invece magari è solo fedele ai suoi schemi, chiuso nel suo dramma personale.
La rabbia viene spesso trattata come un’emozione indegna, brutta, mentre in realtà nasce per proteggerci da un pericolo nostro e delle generazioni precedenti, mantenendoci in vita.
Il giudizio non è solo negativo, anche quello positivo è un giudizio e come tale limitante, perché ci impedisce di vedere oltre le apparenze, ponendoci nella condizione di non vedere da cosa siamo mossi, né le conseguenze di quello che reputiamo giusto. Giudicare significa fermarsi all’opinione, all’apparenza, non andare in profondità nell’osservato.
Tutt’altra cosa è riconoscere, stare semplicemente nella realtà in modo neutrale e vedendo l’amore dietro ogni gesto e la dignità in ogni esperienza.
Giudizio ed autogiudizio sono la stessa cosa, derivano dalla stessa “regola” che abbiamo preso per appartenere e che ci costringe ad escludere ciò che dagli altri membri verrebbe escluso.
Come noi rispettiamo quelle regole, pretendiamo che anche gli altri le rispettino, ignorando che anche loro sono fedeli ai loro schemi come noi ai nostri e che entrambi hanno pari dignità. Quando giudichiamo qualcuno stiamo in realtà giudicando una parte repressa di noi, che sia nostra o un vero e proprio antenato, una paura, qualcosa che ci ha ferito, oppure che ci hanno insegnato essere negativa. Il giudizio è qualcosa di assolutamente soggettivo, frutto della prospettiva limitata e nemmeno nostro, ma semplicemente effetto dei dogmi presi per appartenere alla famiglia e alla cultura, ad esempio, se giudichi una persona per un comportamento, probabilmente è perché tu o i tuoi antenati avete represso lo stesso, oppure ti sei trovato in una situazione simile che ti ha fatto soffrire in passato, in altri casi potrebbe nascondere una paura, oppure un condizionamento esplicito da parte di una figura autoritaria che ti ha educato a reputarlo sbagliato.
Nel momento in cui ti è stato insegnato che cosa è bene e che cosa è male, quali comportamenti sono “giusti”, morali, positivi e quali ingiusti, immorali o negativi, hai imparato a bloccare ciò che non ti piaceva, ma che fine hanno fatto quei lati repressi, pensiamo realmente che siano spariti?
In realtà li abbiamo soltanto cacciati nell’inconscio, condannandoci a lottarci per tutta la vita, ma riusciranno comunque a manifestarsi nel momento in cui perderemo il controllo di noi stessi, oppure prendendo la forma di una proiezione sugli altri.
Quando giudichiamo una caratteristica nelle altre persone è perché la stessa esiste nel nostro inconscio, sotto forma di energia repressa, paura, oppure legata ad un condizionamento; se giudichiamo negativamente una persona è perché ciò che ci infastidisce fa vibrare dentro di noi qualcosa che ci hanno insegnato a giudicare, forse è un condizionamento nato dalle istituzioni, dalla famiglia, dagli amici, oppure arrivato a noi attraverso l’inconscio familiare come condizione per l’appartenenza. In questo senso potrebbe rivelarsi utile, nel momento in cui si esprime un giudizio, chiedersi perché lo stiamo facendo. La risposta, in genere, è perché ci sentiamo buoni, migliori, e ciò significa che erigiamo il nostro gruppo, con le sue idee di buona coscienza e programmi, a migliore di tutti; accorgersene e vedere che stiamo giudicando l’altro per lo stesso motivo per cui lui compie l’azione, ossia fedeltà, ci porta a rompere il meccanismo con una risata.
Smettere di giudicare e fregarsene del giudizio altrui porta ad una centratura naturale, ma per farlo non dobbiamo condannarci se ci capita di osservarci all’interno di queste dinamiche, piuttosto essere testimoni della sua forma ci indica la distorsione su cui lavorare, la ferita o il blocco energetico che vi si nasconde.
Comprendere il motivo del giudizio, senza giudicare nemmeno questa stessa dinamica, significa smettere di essere schiavi della distorsione di base e guarirla alla luce della coscienza, allo stesso modo, ogni meccanismo non è da considerarsi come un nemico da combattere, piuttosto si tratta della manifestazione di una distorsione da osservare e trascendere attraverso la consapevolezza.
Lottarci non servirebbe a niente, mentre utilizzare ogni emozione, pensiero, giudizio o automatismo per illuminare di coscienza le sue cause inconsce, intime e profonde, significa conquistare da essi la libertà.
Modelli karmici e ruoli
Alcuni dei modelli comportamentali con cui ci identifichiamo derivano da altre vite: i modelli karmici. Karma è un antico termine che si riferisce alle azioni passate, pertanto, i modelli karmici non sono altro che i comportamenti che continuiamo a ripetere ad ogni incarnazione, manifestandosi come profonde impronte magnetiche nel corpo della personalità che direzionano l’energia.
Dato che tutti siamo circondati dal corpo della personalità, e che questo contiene i modelli di comportamento delle vite passate, si può asserire che tutti noi percepiamo il mondo attraverso il velo del Karma, continuando a vedere il presente attraverso il passato.
In ciascuna vita ci portiamo dietro questi modelli o ruoli in forma di “seme” e nel momento in cui ci si incammina per la propria strada, questi, iniziano a “germogliare”.
Il mondo è un palcoscenico dove ognuno continua a recitare, generalmente le proprie parti in ogni vita; ovviamente per recitare i propri ruoli occorre chi interpreta il ruolo opposto e complementare: il vincitore attrarrà il perdente, la vittima il tiranno, e così via. Poiché l’energia di questo corpo sottile è magnetica, ognuno di questi campi ha una polarità ed attira quella complementare magnetizzandola, esattamente come farebbe una calamita con quella dell’opposta polarità. Quella sensazione, spesso, viene scambiata per amore, ma è in realtà attrazione meccanica e dettata dalla compensazione di maschere e modelli karmici, ossia di copioni da recitare.
La frequenza vibrazionale del modello karmico di una persona attrae naturalmente chi ne ha uno complementare, attraverso la risonanza, e i due si mettono nella posizione migliore, l’uno nella vita dell’altro, per recitare il copione che contengono.
Non reprimere, ma guardare in profondità la tendenza a ricreare le stesse situazioni di vita in vita, perché solo così potremmo abbandonare la visione legata a quelle azioni e permetterci di vedere le cose da una prospettiva più ampia.
La chiave per liberarsi dei modelli karmici è la comprensione che si può ottenere solo con un lavoro di osservazione di sé, essere spettatore dei propri drammi, guardare queste dinamiche dall’esterno, lasciando andare la visione soggettiva che alimentava il modello karmico.
È decisamente fondamentale la consapevolezza che stiamo recitando un ruolo, come un attore che, seppur coinvolto in un dramma, è pienamente cosciente di recitare un testo.
Con l’aumentare della consapevolezza, questi modelli allentano sempre di più la loro morsa e perdono forza, semplicemente per il fatto che non si crede più in loro; quando ci osserviamo senza giudizio, diventando testimoni, riusciamo a mantenere una certa libertà e distanza da ciò che sta avvenendo. Non c’è bisogno di lottare per liberarsi dai modelli karmici, né di cercare di reprimerli, gli sforzi non farebbero altro che dargli ancora più energia rafforzandone gli aspetti che dovremmo eliminare. Ripulendoci dai modelli karmici, il nostro corpo della personalità entrerà in una condizione di armonia, chiarezza e luminosità, molto più appagante dei precedenti drammi.
La stessa cosa vale per i legami karmici, legami che portano due persone a reincontrarsi perché non hanno accettato quello che è accaduto, non hanno saputo prendere nel cuore quella possibilità tra le infinite. Quando escludiamo qualcosa esso ritorna, così ciò che abbiamo escluso dalla nostra coscienza e dal nostro cuore, ritenendolo ingiusto, tende inevitabilmente a ripresentarsi.
Iperattività mentale e conversazioni interiori
L’iperattività mentale non è un fenomeno difficile da comprendere, soprattutto se si considera il livello di sollecitazioni a cui siamo continuamente sottoposti, specie negli ultimi decenni. Fin dall’infanzia, durante il processo educativo dove si acquisiscono e immagazzinano informazioni, viene data estrema importanza all’attività mentale, infatti ai bambini non si insegna come avere intuizioni, né come trasformare le emozioni che assorbono con il loro secondo corpo; questi aspetti essenziali per la crescita della coscienza vengono totalmente ignorati.
Anche la sopravvivenza, considerando che è legata al posto di lavoro, richiede un enorme focalizzazione sul corpo mentale inferiore, le persone passano le loro giornate dietro una scrivania, totalmente immersi nell’attività del corpo mentale inferiore ed il risultato è che, anche quando il processo di pensiero non è richiesto, continua a funzionare, persino dopo che la giornata lavorativa è conclusa e ci si rilassa su di una poltrona, il corpo mentale continua a pensare ai problemi in ufficio. In altre parole, la mente è sempre attraversata da pensieri che calamitano la nostra coscienza, impedendoci di gustare ciò che stiamo facendo adesso, di ricevere intuizioni, ed il senso di chiarezza che si ottiene con l’espansione della coscienza nel corpo mentale superiore.
Gran parte del genere umano ha il corpo mentale inferiore in uno stato di continua vibrazione, pertanto la mente risulta fuori controllo e provoca negli individui una forte tensione, ogni giorno le egregore, agganciate al nostro corpo mentale inferiore, vengono energizzate ed attivate, consumando così gran parte della nostra energia. Nell’epoca attuale molte delle malattie fisiche derivano dallo stress, il prodotto di un’attività mentale eccessiva, cerchiamo sollievo da questo pensare continuo, utilizzando sostanze come alcool, tranquillanti, farmaci e nei casi più estremi consumando sostanze stupefacenti, oppure concentrandoci guardando la televisione, ma tutto ciò può eliminare solo temporaneamente il nostro “rumore interiore”. La forma principale in cui si esprime l’attività mentale è il “parlare con noi stessi” attraverso il pensiero, simile ad una sorta di conversazione interiore che dura per tutta la giornata e contiene descrizioni, analisi di persone o situazioni. In questi casi si tende pure ad auto-analizzarsi ed auto-giudicarsi, ricordando situazioni passate, altre conversazioni mentali hanno come oggetto il futuro, compresi sogni, paure e prove generali delle interazioni sociali che accadranno a breve.
Un aspetto da prendere in considerazione, di questo tipo di “conversazioni”, è che dipendono dal corpo sottile in cui abbiano espanso la nostra energia vitale in quel preciso momento. Il corpo mentale inferiore agisce come un filtro degli impulsi provenienti dai corpi sottili inferiori, il corpo mentale superiore, invece, verbalizza gli impulsi dei corpi sottili superiori, in particolare del corpo animico.
Quando viene attivato il corpo della personalità la conversazione si concentra su argomenti di potere personale, confronto e controllo, il chiacchiericcio mentale connesso al corpo emotivo ha come oggetto il bisogno di sentirsi amato, di intenerimento, della fusione con un’altra persona, e queste fantasie mettono in evidenza energie non vissute a pieno o represse. Il corpo fisico, invece, invia alla mente impulsi inerenti la sopravvivenza, quindi riguarderanno i soldi, il lavoro, oppure fantasie sessuali che cercheranno di liberare la tensione accumulata. Osservando la nostra mente possiamo arrivare a comprendere gli squilibri energetici in atto nei nostri corpi sottili, infatti, il fenomeno del “parlare con noi stessi” è un tentativo di alleviare la pressione dell’energia intrappolata o distorta.
Nel corso del tempo, molti ricercatori spirituali, hanno inventato metodi di ogni genere con lo scopo di far cessare l’attività del corpo mentale inferiore, per permettere alla coscienza di espandersi nel corpo mentale superiore e sperimentare grande pace raggiungendo le alte vette della consapevolezza.
Alcuni dei metodi inventati possono fermare temporaneamente il processo del pensiero, occupare la mente per un po’ o forzare l’energia a spostarsi in un altro corpo sottile, ma poiché la pratica è discontinua l’attività mentale ricomincia. Il processo del pensiero non può essere interrotto a lungo tramite uno sforzo, ma solo con la consapevolezza si può arrestare e, quando ciò accade, la mente non necessita più di tutta l’energia vitale che assorbiva in precedenza, quindi ne rimane molta di più per gli altri corpi sottili. Ciò comporta una forte sensazione di vitalità ed un’immersione totale nel momento presente: invece di pensare a ciò che vorresti fare, lo fai; l’attività mentale non deve essere condannata, occorre solo diventarne più consapevoli, imparare a gestirla ed essere liberi di farla cessare quando non serve. Anche il corpo mentale schematico ha bisogno di silenzio per rigenerarsi, riposarsi e permettere l’afflusso della coscienza nelle parti di noi più elevate. Per usare noi la mente concreta non c’è altro mezzo se non l’osservazione costante dei pensieri che la attraversano, inizialmente noteremo delle brevi pause tra un pensiero e il successivo, pause che dureranno sempre di più con la pratica costante, regalandoci momenti di rilassamento totale.